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  Anna Marson  
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È COSÌ CHE SI COMMENTA UN LIBRO?


Replica della curatrice al commento di Francesco Ventura



Anna Marson


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Il "commento" di Francesco Ventura al libro da me curato - La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana (Laterza 2016) - mi costringe a intervenire allo scopo di denunciare un metodo che ritengo fondato su ingiurie e falsità, che ricalca quello a suo tempo utilizzato dal quotidiano "Il Foglio", che il 30.9.2014 dedicò metà della propria edizione a insultare la "setta dei territorialisti" guidata da Alberto Magnaghi per attaccare il Piano paesaggistico toscano (allora non ancora approvato) e chi l'aveva promosso, con il titolo cubitale Pol Pot in Toscana, ovvero la tirannia del paesaggio. Ventura ne riprende l'impostazione, ancorché in modo più confuso del brillante Alessandro Giuli (attuale condirettore de "Il Foglio"), quando scrive che "su questa minoritaria intersoggettività (i territorialisti, ndr) si è preteso costruire una legge e un piano per l'intero territorio regionale da imporre ai suoi abitanti". Il libro da me curato, dunque, non è stato oggetto di un commento, ma il pretesto per attaccare politicamente una legge e un Piano che molti "poteri forti" si augurano oggi di poter cambiare. La citazione evidenzia infatti come questo abbia avuto come scopo la denigrazione - a mezzo peraltro di argomentazioni contraddittorie e soprattutto false, che non fanno certo onore a un ex Professore Ordinario - di due atti istituzionali oggi vigenti, rispettivamente come Legge regionale 65/2014 e Piano paesaggistico regionale, che solo in parte hanno a che fare con i contenuti del libro in oggetto. Legge e Piano hanno infatti seguito iter istituzionali complessi e diversi, tra proposte iniziali di giunta, tavoli di concertazione e partecipazione, emendamenti in commissione e voto in consiglio regionale; il secondo, essendo co-pianificato con il Ministero per i beni culturali, è stato altresì oggetto di numerosi tavoli di lavoro con le soprintendenze al paesaggio e all'archeologia, e con gli uffici regionali e centrali del MiBACT stesso.

Oggetto del libro è la restituzione dell'insieme dei contenuti scientifici sviluppati appositamente per la descrizione e interpretazione dei paesaggi regionali alla base del Piano paesaggistico. Pur trattandosi di un contributo molto importante alla redazione del Piano, non è esaustivo dei suoi contenuti. Tanto meno esso coincide con la Legge 65/2014 sul governo del territorio, che ha avuto una gestazione e una negoziazione politica che poco hanno a che fare con le collaborazioni del Centro interuniversitario di scienze del territorio (costituito dalle cinque università toscane) per il Piano paesaggistico.

Il commento non fa peraltro riferimento nemmeno al libro nella complessità dei suoi contributi scientifici, o alla mia introduzione che ne riassume il senso, ma si concentra sul saggio di Alberto Magnaghi, dichiarando che non tratta degli altri contributi in quanto "poco partecipi dell'"ideologia territorialista". Il testo di Magnaghi, preso di mira da Ventura come presunto saggio sull'ideologia territorialista (ma che c'entra allora con il libro, se gli altri saggi sono definiti "poco partecipi" di questa presunta ideologia?), espone in realtà il metodo di trattazione delle "invarianti strutturali" e dello "statuto del territorio" (temi di cui Magnaghi si è occupato specificamente nella ricerca condotta per il Piano); dispositivi tra l'altro da tempo in uso nella legislazione della Regione Toscana. Le accuse denigratorie al testo di Magnaghi vengono peraltro trasposte da Ventura come accuse non tanto e non solo ai contenuti del libro, ma al Piano nel suo insieme e, addirittura, alla legge 65/2014. Usando questa sineddoche, Ventura traspone dall'interpretazione al testo di Magnaghi al Piano l'accusa di voler sostituire "i vincoli" con le "regole statutarie": oltre a non essere una tesi presente nel testo in questione, si tratta di una falsità decisamente grave, in quanto una larga parte del Piano - ai sensi di quanto previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (2004) - è dedicata a descrivere e normare nel dettaglio i cosiddetti vincoli, ovvero i diversi beni paesaggistici presenti sul territorio regionale a seguito di specifici decreti che li individuano singolarmente oppure ex lege (431/85). Le "regole" riguardano invece l'intero territorio regionale, che il Codice individua per la prima volta nel 2004 come "da sottoporre a specifica normativa d'uso" con "specifica considerazione dei valori paesaggistici". È evidente che, dovendo trattare il Piano l'intero territorio regionale, il tema delle regole a valenza paesaggistica nella pianificazione è d'obbligo, non potendosi ipotizzare un gigantesco vincolo della Sovrintendenza per l'intero territorio regionale. Omettendo questo passaggio fondamentale del Codice che applica la pianificazione paesaggistica all'intero territorio regionale, Ventura (ma farà parte il Codice, vile materia giuridica, delle sue letture filosofiche?) può dichiarare impunemente che "Il fine nascosto" del piano "è contendere alle Soprintendenze il potere di tutela del paesaggio", e poiché esso introduce regole, anziché enumerare gli "oggetti fisici ereditati dalla storia", costituisce la "negazione radicale" del "concetto originario di patrimonio e della sua tutela".

Più avanti il "recensore" va ben oltre, chiedendosi "come sia possibile che la politica al governo della Regione Toscana abbia potuto concepire la redazione della legge e del piano" sulla base di questi presupposti (quelli dedotti falsamente dal saggio del Magnaghi), concludendo che proprio "la loro inconsistenza tecnico-scientifica" e "la loro natura puramente ideologica" avrebbe consentito di dare "soddisfazione formale alle istanze di tutela del territorio e, meglio protetta da tale paravento […] compiere le scelte di urbanizzazione più convenienti secondo la prassi si sempre". Certo, non tutti i lettori della milanese Casa della cultura hanno potuto seguire da vicino con quale entusiasmo il mio lavoro di assessore sia stato accolto per la durata dell'intera legislatura da quanti volevano perseguire le proprie rendite immobiliari indisturbati. Senza dubbio le pagine pubblicate a pagamento sulla stampa locale contro di me dalle imprese di escavazione del marmo, oppure i falsi annunci sulle mie ripetute dimissioni erano concepite soltanto per vivacizzare le mie giornate. E chi non ha avuto modo di conoscere direttamente il mio operato, e le difficoltà con cui esso si è misurato, leggendo la recensione potrebbe trovare addirittura verosimile l'affermazione di Ventura che "la tutela del paesaggio operata dal Piano è un bluff, come quello del giocatore di poker che non avendo punti in mano rilancia". "Siamo a una tutela del patrimonio paesaggistico divenuta del tutto fittizia". Dopo di che, viene citato il caso dell'adeguamento del Piano di Lucca alla legge e al Piano - le cui applicazioni sono state da più parti contestate come tentativo di vanificarne i dispositivi per il blocco del consumo di suolo - come dirimente per dimostrare il disastro creato con le nuove norme.

In realtà Ventura è contrario alla pianificazione, e dichiara invece la sua fiducia nelle leggi "di un solo articolo e a costo zero". Quest'ultimo argomento viene tuttavia introdotto soltanto per citare la notizia scandalistica del costo della convenzione a suo tempo sottoscritta dalla Regione con il Centro Interuniversitario di Scienze del territorio (le cui ricerche sono alla base di questo libro) per il contributo al Piano; costo già oggetto di un'interrogazione consigliare presentata dal centro-destra (in combutta con alcuni consiglieri di maggioranza particolarmente interessati ad alcune vicende immobiliari sulle quali io intendevo vederci chiaro) finita nel nulla, dal momento che i finanziamenti sono andati interamente a borse di studio di giovani ricercatori e tutti i docenti delle cinque Università toscane, che hanno coordinato le sezioni scientifiche, hanno collaborato gratuitamente. Salvo qui, il Ventura, aggiungere "oltre ad altre notevoli spese per studi specifici a società private": l'ultima gravissima menzogna di questa "mala-recensione".

Mi auguro che questa brutta vicenda inviti i lettori di Città Bene Comune ad approfondire la loro conoscenza del libro, della legge, del Piano (scaricabile nella sua interezza dalle pagine web della Regione Toscana) e delle diverse posizioni sociali e politiche intorno alle poste in gioco che hanno costituito il mio lavoro per un'intera, molto intensa, legislatura di governo regionale. Buona lettura delle fonti.

 

Anna Marson

 

 

 

N.d.C. - Anna Marson è professore ordinario di Tecnica e Pianificazione urbanistica del Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in ambienti complessi dell'Università IUAV di Venezia. È stata assessore all'Urbanistica, Pianificazione del territorio e paesaggio della Regione Toscana. In tale ruolo ha promosso la riforma della legge Toscana di governo del territorio (LR 65/2014) e la redazione del piano paesaggistico regionale approvato nel 2015. Per questi risultati ottenuti nel ruolo di Assessore regionale, considerati altamente innovativi, è stata candidata nel 2015 al premio nazionale "Ambientalista dell'anno" della rivista "La Nuova Ecologia" ricevendo il premio speciale del Comitato Organizzatore; a inizio 2016 è stata premiata con la "Mimosa per l'ambiente" dell'associazione culturale donne ambientaliste ADA onlus di Parma; nel novembre 2017, infine, ha ricevuto il prestigioso premio Zanotti Bianco dell'Associazione nazionale Italia Nostra. Dal 2015 è membro della segreteria tecnico-scientifica dell'Osservatorio nazionale sulla qualità del paesaggio (MIBACT).

Tra i suoi libri: Citta come categoria della critica. Vent'anni di analisi intorno all'urbano (DrPT/IUAV, Venezia 1987); con Annette Aufschnaiter, La gestione del recupero urbano nella RFT. Da straordinaria e centrale a ordinaria e locale (DAEST, Venezia 1991); Pianificazione e ambiente. Limiti e prospettive di una relazione (Alinea, Firenze 1991); (a cura di) Tradizione e futuro urbano. La citta mediterranea di fronte alla sfida Habitat (L'harmattan Italia, Torino 1996); (a cura di) Provincia di Venezia. Il piano territoriale provinciale (INU, Roma 1999); Barba zuchòn town. Una urbanista alle prese col Nordest (F. Angeli, Milano 2001); (a cura di) Il progetto di territorio nella citta metropolitana (Alinea, Firenze 2006); Archetipi di territorio (Alinea, Firenze 2008); Land-use planning "scandals" in Tuscany. Mismanagement or uderestimation of general public interests? (Justus Liebig Universitat, Giessen 2010); (a cura di) Riprogettare i territori dell'urbanizzazione diffusa (Quodlibet, Macerata 2015); (a cura di) La struttura del paesaggio. Una sperimentazione multidisciplinare per il Piano della Toscana (Laterza, Roma-Bari 2016).

N.B. I grassetti nel testo sono nostri.

R.R.

 

 
 
 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

15 DICEMBRE 2017

 

 
 
 
 

 

CITTÀ BENE COMUNE

Ambito di riflessione e dibattito sulla città, il territorio, il paesaggio e la cultura del progetto urbano, paesistico e territoriale

ideato e diretto da
Renzo Riboldazzi

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in redazione:
Elena Bertani
Oriana Codispoti

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Le conferenze

2017: Salvatore Settis
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2014: programma/present.
2015: programma/present.
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2017: programma/present.

 

 

Gli autoritratti

2017: Edoardo Salzano

 

 

Le letture

2015: online/pubblicazione
2016: online/pubblicazione
2017:

G. Nuvolati, Città e paesaggi: traiettorie per il futuro, commento a: S. Settis, Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili (Einaudi, 2017)

G. Beltrame, Governo metropolitano: una questione aperta, commento a: Vittorio Biondi(a cura di), Milano metropoli possibile (Marsilio 2016)

F. Ventura, Così non si tutela né il suolo né il paesaggio, commento a: A. Marson (a cura di, La struttura del paesaggio (Laterza, 2016)

C. Bertelli, Le città e il valore identitario della bellezza, commento a: M. Romano, Le belle città (Utet, 2016)

F. Indovina, Una vita da urbanista, tra cultura e politica, commento a: Memory cache (Clean, 2016)

J. Gardella, Architettura e urbanistica per fare comunità, commento a: Il Villaggio Ina-Casa di Cesate (Mimesis, 2016)

P. Bassetti, La città è morta? Il futuro oltre la metropoli, commento a: A. Balducci, V. Fedeli e F. Curci (a cura di), Oltre la metropoli (Guerini, 2017)

A. Villani, Pianificazione antifragile, una teoria fragile, commento a: I. Blečić, A. Cecchini, Verso una pianificazione antifragile (FrancoAngeli, 2016)

B. Petrella, I limiti della memoria tra critica e comportamenti, commento a: A. Belli, Memory cache (Clean, 2016)

P. Pileri, La finanza etica fa bene anche alle città, commento a: A. Baranes, U. Biggeri, A. Tracanzan, C. Vago, Non con i miei soldi! (Altreconomia, 2016)

A. L. Palazzo, La forma dei luoghi nell'età dell'incertezza, commento a: R. Cassetti, La città compatta (Gangemi, 2016)

D. Patassini, Lo spazio urbano tra creatività e conoscenza, commento a: A. Cusinato, A. Philippopoulos-Mihalopoulos (a cura di), Knowledge-creating Milieus in Europe (Springer-Verlag, 2016)

F. Bottini, La città è progressista, il suburbio no, commento a: R. Cuda, D. Di Simine, A. Di Stefano, Anatomia di una grande opera (Ambiente, 2015)

E. Scandurra, Dall'Emilia il colpo di grazia all'urbanistica, commento a: I. Agostini (a cura di), Consumo di luogo (Pendragon, 2017)

M. A. Crippa, Uno scatto di "coscienza storica" per le città, commento a: G. Pertot, R. Ramella (a cura di), Milano 1946 (Silvana, 2016)

R. Gini, Progettare il paesaggio periurbano di Milano, recensione di V. Gregotti et al., Parco Agricolo Milano Sud (Maggioli, 2015)

G. Fera, Integrazione e welfare obiettivi di progetto, commento a: L. Caravaggi, C. Imbroglini, Paesaggi socialmente utili (Quodlibet, 2016)

C. Bianchetti, La ricezione è un gioco di specchi, commento a: C. Renzoni, M. C. Tosi (a cura di), Bernardo Secchi. Libri e piani (Officina, 2017)

P. Panza, L'eredità ignorata di Vittorio Ugo, replica al commento di G. Ottolini a: A. Belvedere, Quando costruiamo case... (Officina, 2015)

A. Calafati, Neo.Liberali tra società e comunità, replica al commento di M.Ponti a: G. Becattini, La coscienza dei luoghi (Donzelli, 2015)

M. Ponti, Non-marxista su un dialogo tra marxisti, commento a: G. Becattini, La coscienza dei luoghi (Donzelli, 2015)

G. Semi, Tante case non fanno una città, commento a: E. Garda, M.Magosio, C. Mele, C. Ostorero, Valigie di cartone e case di cemento (Celid, 2015)

M. Aprile, Paesaggio: dal vincolo alla cura condivisa, commento a: G. Ferrara, L'architettura del paesaggio italiano (Marsilio, 2017)

S. Tedesco, La messa in forma dell'immaginario, commento a: A.Torricelli, Palermo interpretata (Lettera Ventidue, 2016)

G. Ottolini, Vittorio Ugo e il discorso dell'architettura, commento a: A. Belvedere, Quando costruiamo case, parliamo, scriviamo. Vittorio Ugo architetto (Officina, 2015)

F. Ventura, Antifragilità (e pianificazione) in discussione, commento a: I. Blečić, A. Cecchini, Verso una pianificazione antifragile (FrancoAngeli, 2016)

G. Imbesi, Viaggio interno (e intorno) all'urbanistica, commento a: R. Cassetti, La città compatta (Gangemi, 2016)

D. Demetrio, Una letteratura per la cura del mondo, commento a: S. Iovino, Ecologia letteraria (Ambiente, 2017)

M. Salvati, Il mistero della bellezza delle città, commento: a M. Romano, Le belle città (Utet, 2016)

P. C. Palermo, Vanishing. Alla ricerca del progetto perduto, commento a: C. Bianchetti, Spazi che contano (Donzelli, 2016)

F. Indovina, Pianificazione "antifragile": problema aperto, commento a: I. Blečić, A. Cecchini, Verso una pianificazione antifragile (FrancoAngeli, 2016)

F. Gastaldi, Urbanistica per distretti in crisi, commento a: A. Lanzani, C. Merlini, F. Zanfi (a cura di), Riciclare distretti industriali (Aracne, 2016)

G. Pasqui, Come parlare di urbanistica oggi, commento a: B. Bonfantini, Dentro l'urbanistica (FrancoAngeli, 2017)

G. Nebbia, Per un'economia circolare (e sovversiva?), commento a: E. Bompan, I. N. Brambilla, Che cosa è l'economia circolare (Ambiente, 2016)

E. Scandurra, La strada che parla, commento a: L. Decandia, L. Lutzoni, La strada che parla (FrancoAngeli, 2016)

V. De Lucia, Crisi dell'urbanistica, crisi di civiltà, commento a: G. Consonni, Urbanità e bellezza (Solfanelli, 2016)

P. Barbieri, La forma della città, tra urbs e civitas, commento a: A. Clementi, Forme imminenti (LISt, 2016)

M. Bricocoli, Spazi buoni da pensare, commento a: C. Bianchetti, Spazi che contano (Donzelli, 2016)

S. Tagliagambe, Senso del limite e indisciplina creativa, commento a: I. Blečić, A. Cecchini, Verso una pianificazione antifragile (FrancoAngeli, 2016)

J. Gardella, Disegno urbano: la lezione di Agostino Renna, commento a: R. Capozzi, P. Nunziante, C. Orfeo (a cura di), Agostino Renna. La forma della città (Clean, 2016)

G. Tagliaventi, Il marchio di fabbrica delle città italiane, commento a: F. Isman, Andare per le città ideali (il Mulino, 2016)

L. Colombo, Passato, presente e futuro dei centri storici, commento a: D. Cutolo, S. Pace (a cura di), La scoperta della città antica (Quodlibet, 2016)

F. Mancuso, Il diritto alla bellezza, riflessione a partire dai contributi di A. Villani e L. Meneghetti

F.Oliva, "Roma disfatta": può darsi, ma da prima del 2008, commento a: V. De Lucia, F. Erbani, Roma disfatta (Castelvecchi, 2016)

S.Brenna, Roma, ennesimo caso di fallimento urbanistico, commento a: V. De Lucia e F. Erbani, Roma disfatta (Castelvecchi 2016)

A. Calcagno Maniglio, Bellezza ed economia dei paesaggi costieri, contributo critico sul libro curato da R. Bobbio (Donzelli, 2016)

M. Ponti, Brebemi: soldi pubblici (forse) non dovuti, ma, commento a: R. Cuda, D. Di Simine e A. Di Stefano, Anatomia di una grande opera (Ambiente, 2015)

F. Ventura, Più che l'etica è la tecnica a dominare le città, commento a: D. Harvey, Il capitalismo contro il diritto alla città (Ombre corte, 2016)

P. Pileri, Se la bellezza delle città ci interpella, commento a: G. Consonni, Urbanità e bellezza (Solfanelli, 2016)

F. Indovina, Quale urbanistica in epoca neo-liberale, commento a: C. Bianchetti, Spazi che contano (Donzelli, 2016)

L. Meneghetti, Discorsi di piazza e di bellezza, riflessione a partire da M. Romano e A. Villani

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